Parola all’esperto: Raffaele Gaito!

21 Luglio, 2017 Scritto da Parola all'esperto!

Un commento ad un post sull’e-commerce, uno scambio di opinioni in privato e alla fine (forse per sfinimento) Raffaele Gaito ci rilascia un’intervista!
Ed ecco qua domande e risposte di uno dei più preparati consulenti per Start up e Growth hacking italiano.

  1. Programmatore, consulente per le start up, growth hacker, imprenditore digitale, blogger, public speaker, imprenditore.
    Cosa ho dimenticato? Tra tutte le tue anime, quale senti più tua?

La cosa bella è che mi sento tutto quello che hai elencato, ma allo stesso tempo niente di tutto ciò. So che sembra molto pirandelliana questa affermazione, ma il significato è che ho sempre fatto della multidisciplinarietà un punto di forza e quindi ogni tanto mi lancio in qualcosa di nuovo per aumentare e differenziare le mie competenze, ma senza dimenticare da dove vengo.
Se vogliamo dirla tutta, la definizione “multipotenziale” è l’unica che calza a pennello e che riesce a contenere tutto 😉

 

  1. Parliamo di start up.
    Vista la tua esperienza, come è cambiato il modo di fare impresa in Italia negli ultimi 10 anni?

È cambiata tantissimo e i motivi sono diversi: c’è una disponibilità di informazione che non avevamo fino a qualche anno fa; c’è stata la crescita (seppur piccola) della “scena startup” che ha portato tanta consapevolezza sul tema dell’imprenditorialità; ci sono stati modelli internazionali che hanno influenzato anche il Belpaese; c’è stata l’invasione del digitale che ha abbattuto le barriere e i costi; e così via. Insomma il cambiamento è sostanziale, c’è molto da fare, ma siamo sulla buona strada.

 

  1. Nella fase che precede l’elaborazione di un progetto, qualunque esso sia, quali sono (se ci sono) le 3 domande che rivolgi sempre e comunque ai tuoi interlocutori?

Certo che ci sono, e sono molto più di tre. Ma le più importanti sono senza dubbio:

  • Che problema stai risolvendo?
  • Cosa tiene sveglio di notte i tuoi clienti?
  • Come pensi di creare valore per loro?

 

  1. Da mentore e consulente, cosa consigli ai giovani start upper alle prime armi ?

Ce ne sono diversi, ma sono tutti più o meno riconducibili al modello “Studia, Sperimenta, Aspetta” del quale ho scritto diverse volte sul mio blog.

Studia. Prima di buttarsi in qualsiasi tipo di progetto c’è bisogno di studiare, e anche tanto. La base teorica è fondamentale e a volte basta investire un po’ di tempo nel leggere qualche buon libro per evitare gli stessi errori che altre persone hanno commesso prima di te.

Sperimenta. La teoria è importante, ma da sola non basta. Arriva un momento nel quale devi posare i libri, fermare i corsi online e iniziare a smanettare. Devi sporcarti le mani e sbagliare. Dal fallimento arriva la crescita.

Aspetta. Tutti i progetti hanno bisogno di tempo per dare risultati. Purtroppo viviamo in un’epoca nella quale siamo abituati a volere tutto e subito e abbiamo perso di vista l’importanza dell’attesa. Solo chi sa dare il giusto peso al suo tempo è in grado poi di raccoglierne i frutti.

 

  1. Noi che ti seguiamo lo sappiamo benissimo che non esiste una “formula magica” per il successo di una azienda… sia essa start-up o meno. Ma ci sono degli “ingredienti base” che non possono mancare in nessun caso? Quali?

Certo che esistono, anzi ne ho parlato poco tempo fa in un mio video:

I fattori più importanti sono, senza dubbio i seguenti, in ordine inverso: investimenti, business model, idea, team ed execution, timing.

 

  1. Sei stato uno dei primi in Italia a parlare di Growth Hacking, come mai?

Perché seguivo da tempo questo filone che negli USA stava andando fortissimo e, in maniera più o meno conscia, lo applicavo anche sui miei progetti. Il mio background da programmatore, mi ha sempre fatto essere molto legato agli aspetti concreti, ai numeri.
Nel marketing “tradizionale” vedevo troppi concetti teorici e opinabili. Il Growth Hacking è riuscito a mettere insieme in un’unica disciplina, sotto un cappello unico, tutte le mie anime: quella più tecnica, quella più business e quella più comunicativa.

 

  1. Growth Hacker si nasce… o si diventa?

Si diventa! Altrimenti non farei corsi di formazione in tutta Italia e online 😉
Ovviamente ci si arriva da background diversi (il programmatore, il marketer, il CEO, ecc.) e si percorrono quindi percorsi diversi, ma alla fine, proprio per la sua stessa natura, nessuno nasce Growth Hacker.
È una figura talmente ibrida e che richiede competenze talmente diverse tra di loro che solo con anni e anni di studio/pratica puoi definirti tale.

 

  1. Qualche consiglio per le aziende più scettiche che ancora sono lontane dal marketing digitale?

Beh se sono lontane dal marketing digitale sono morte, non ci sono consigli da dare.
Definirle anacronistiche è il minimo, si sono solo perse qualche decennio di innovazione.

 

  1. E dopo tutte queste domande serie e noiose, caro Batman, una domanda personale:come vedi il tuo futuro?

La mia più grande paura è quella di fermarmi, di adagiarmi e di non evolvere.
Quindi rispondo, senza nessun dubbio: mi vedo a fare qualcosa di diverso da quello che sto facendo ora.

Nel ringraziarti per aver risposto pazientemente a tutte le nostre domande, e con la speranza di discuterne di fronte ad un caffè in ghiaccio o ad una birra salentina, non appena sarai da queste parti, ci lasci con un consiglio per noi addetti ai lavori?

 

Se non avete almeno una ventina di libri nella wishlist di Amazon c’è qualcosa che non va. Anche gli addetti ai lavori si devono evolvere di continuo. Non pensate mai di essere arrivati, perché quello è il giorno esatto in cui siete fregati!

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